La regina & la piovra

Mentre stavo cercando di fare i conti con la stesura del dottorato, la cui durata si stava protraendo, causa covid, più dell’umanamente sopportabile, ho trovato conforto nella serie “The Crown”.

Lo ammetto, ho barato, ho cominciato dall’ultima stagione, volevo vedere come Emma Corrin interpretasse Lady D. (spoiler: in maniera magistrale).

Che dire, la serie mi ha conquistata, ho guardato la stagione precedente. E quella precedente ancora. Che palette di colori, che fotografia sublime!

La serie ci mostra i regnanti, ed in particolare la regina, perennemente schiacciati dal dovere, che tarpa loro le ali, soffoca i loro slanci, le loro ambizioni personali, i loro legami extra familiari.

Tutto può, e all’occorrenza deve, essere sacrificato sull’altare del dovere. Non c’è spazio per i pietismi, per la solidarietà. Come avrei potuto non provare empatia? (se pensate che sia una drama queen, vi invito a provare l’esperienza di affrontare una ricerca storica triennale con repetina e imprevedibile pandemia mondiale e chiusura di archivi, biblioteche, regioni, e chi più ne ha più ne metta. Da brivido, ve lo assicuro. Per altro: non è ancora finita, magari mi bocciano e ho buttato all’aria tre anni di vita).

Nello stesso periodo, l’argentino, dopo aver lungamente insistito, mi ha convinta a vedere un documentario (Netflix pure quello): “My Octopus Teacher” di J. Reed (ps. leggi in fondo a questa pagina).

Ve lo consiglio. Non è privo di conseguenze: dopo averlo visto non sono più riuscita a mangiare polpo, seppie, et similia. E vabbè.

Le piovre hanno una vita assurda: vivono per qualche anno, completamente impegnate a sopravvivere (come tutti gli altri animali, lo so, la parte interessante sta per venire) e muoiono dopo la schiusa delle uova. Insomma, vivono solo per concepire. Dopo una stressante sopravvivenza per arrivare alla maturità sessuale, si concedono un (si spera) passionale coito, e poi è fatta, finita.

Quello che mi ha colpita, è stato che sembrava che la piovra fosse consapevole di cosa la attendesse. Ok, il regista potrebbe averci ingannato montando le scene con un ordine non aderente alla realtà. Francamente ne dubito, e, se lo avete pensato, vi invito a essere meno paranoici.

Dicevo: la piovra, qualche giorno prima di incontrarsi per la prima volta con il maschio e consumare, fa alcuni gesti sorprendenti. Abbraccia il regista, in quello che sembra un sincero e commovente addio (io ho pianto come se fosse stato un domani, una roba imbarazzante, vi giuro). E poi: gioca. Si, davvero. Si mette a turbinare nell’acqua, il regista inizialmente non capisce cosa stia facendo, poi realizza che sta ballando, e giocando con un banco di pesciolini. Vi giuro, guardando la scena se ne può percepire la spensieratezza, l’allegria.

Dopodiché, un incontro romantico, si spera all’altezza, e poi, finito il piacere, di nuovo il dovere: il lento sacrificio per la prosecuzione della specie, e la morte.

Mi sono ritrovata a fare un parallelismo: chissà se anche la regina, al termine della sua lunghissima esistenza, prima di lasciare la presa di questa vita vissuta con tanto alacre senso del dovere, si concederà una gioiosa danza, e me la sono immaginata a volteggiare nella sua stanza, con il migliore dei suoi completi color pastello, gli occhi chiusi, i tratti distesi, e un sorriso beato sul volto.

NB Ho scritto questi pensieri a marzo. Prima che il film vincesse agli Oscar, prima che il marito della regina morisse, prima di prendermi il covid, insomma, prima di un sacco di cose.

Una opinione su "La regina & la piovra"

  1. Immaginare Elisabetta II che danza come una piovra ha un che di liberatorio. D’altra parte, se lo farà avverrà sicuramente in privato, quindi niente ci vieta di fantasticare che la cosa sia possibile, o addirittura che sia già successo

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