
Io sono una multipod, multipotenziale.
Cioè ?
Cioè ho tanti interessi, tanti focus, non uno soltanto, e non posso fare a meno di portali avanti, anziché specializzarmi su una cosa soltanto tutta la vita.
Lo si capisce dai miei studi: liceo scientifico, poi un anno di dams, poi facoltà ibrida, infine dottorato umanistico. Poi ho studiato un po di spagnolo, chissà perché. Se fossi stata ricca avrei fatto un corso di scherma, uno di flamenco, equitazione, teli, danza del ventre.
La nostra società ci spinge a essere una cosa soltanto, ben riconoscibile, etichettabile. Se sei questo, non sei tutto il resto, e stop. Se vuoi diventare brava in una cosa, devi fare solo quella.
Va bene, ci sono persone, così, che si specializzano, hanno un unico focus nella vita, e le altre? Quelle come me? Dobbiamo rassegnarci a essere considerate incapaci in tutto, solo perché abbiamo più passioni? E chi lo ha detto?
Io credo che ci sono delle cose di noi che non scegliamo. Tipo questa. Si, sono un po’ dispersiva, ma le cose le faccio lo stesso, e sono di qualità. Lo so, perché sono mega severa con me stessa, ho standard altissimi. Certo, è dura. E perciò eccomi in questa bella trappola.
Dopo un percorso super discontinuo capisco cosa voglio davvero fare:
l’attrice (insieme a mille altre cose, che però, magicamente, si sposano tutte magnificamente con la recitazione, oppure, quando sono apparentemente distanti, la arricchiscono, e danno nuova linfa).
Solo che è uno dei lavori più ambiti, con più competizione, è quasi impossibile farsi notare.
Io non ci posso fare niente, se decido di non recitare, continuo a desiderarlo, ad averne bisogno, mi dà il tormento, diventa un incubo.
Se decido di farlo, nelle rare occasioni che mi capitano sperimento una gioia piena, e poi torno a tormentarmi. Non ho scelta.
E così questa “malattia” della recitazione mi ha insegnato tante cose belle: a essere tenace. Ottimista, e allo stesso tempo lucida fino al cinismo. Sognatrice, ma anche razionale. Tenace.
