Non so come la pensiate voi, ma io trovo sempre un po’ difficile recensire un libro che ha una postfazione che già, in un certo senso, dice tutto quello che ci sarebbe da dire.
Ci provo comunque, non tanto perché creda di avere qualcosa di più interessante da aggiungere, quanto piuttosto perché ci tengo a consigliarvi la lettura di questo libro, ed il blog è il canale che ho per farlo.
Partiamo da una considerazione: il libro è stato scritto negli anni 20, a New York, e più precisamente ad Harlem, da Nella Larsen, scrittrice afroamericana (sua madre era bianca, questo dettaglio apparentemente superfluo diventa interessante solo alla luce della trama di “Due donne”, come vedremo successivamente).
Larsen ed il marito vivevano nella Harlem Renaissance, facevano, cioè, attivamente parte del movimento culturale afroamericano newyorkese. Nonostante abbia scritto pochi volumi, in un arco di tempo breve, e poi sia completamente sparita dai radar, Larsen è stata successivamente recuperata come figura di spicco della letteratura afroamericana. “Passing”, tradotto in Italia con il titolo “Due donne. Passing” contiene diversi elementi che ci fanno capire come mai.
Innanzitutto, il passing era un fenomeno per il quale persone afroamericane mulatte, quando l’aspetto fisico lo rendeva possibile, si facevano passare per bianche. Le motivazioni sono ovvie, se si considerano le ferree distinzioni razziali statunitensi attraverso le quali gli yankee continuavano ad opprimere la popolazione nera, pur avendola affrancata dalla servitù, almeno da un punto di vista legale. Ovviamente passare era un’operazione non priva di rischi, nel caso in cui la cosa fosse stata smascherata.
Larsen ci racconta l’incontro, dopo anni, tra Clare Kendry, che ha fatto passing ed è sposata con un uomo d’affari apertamente razzista, e Irene Redfield, appartenente all’agiata borghesia afroamericana newyorkese, attraverso il punto di vista di quest’ultima.
Il primo aspetto interessante, è proprio che la credibilità di questo punto di vista è messo costantemente in discussione. Insomma, come lettori, dobbiamo operare attivamente delle scelte, e decidere se credere a Irene, ai suoi dubbi, ai suoi sospetti, quando crederle e quando no, e in che misura. Non perché sia un personaggio particolarmente subdolo (in parte lo è), ma piuttosto perché, spesso, gli elementi in nostro possesso durante la lettura sono le sue considerazioni, riflessioni, sospetti, nonché la sua consapevolezza di nascondere qualcosa persino a se stessa perché troppo doloroso da accettare.
Un altro aspetto è, ovviamente, la questione razziale. Irene è divisa tra un atteggiamento giudicante nei confronti dell’amica, che ha rinnegato le proprie origini, e un sentimento di solidarietà, nonostante tutto, per chi appartiene alla sua stessa etnia. Anche Clare è mossa da sentimenti apparentemente indecifrabili: oltre al rischio che corre come moglie di un fervente razzista, mette a repentaglio la propria vita tornando a frequentare di nascosto “la sua gente”.
Il libro è costellato di dialoghi e riflessioni di grande spessore, pur restando una lettura estremamente leggera (per altro si tratta di un testo che si legge davvero in poco tempo). Non ultimo, una certa ironica consapevolezza della fascinazione che la cultura afroamericana esercitava su alcuni intellettuali bianchi.
Infine, il rapporto tra le due donne è di una complessità incredibile, ed è narrato in modo così sottile da essere magistrale. È evidente una certa dolente attrazione di Irene per l’amica, che più volte rimarca quanto Clare sia anche troppo bella, o è costernata dalla capacità di questa di piegarla al suo volere attraverso il suo fascino. Se si tratti di ammirazione o di attrazione sessuale e sentimentale, lascio a ciascuno di voi il piacere di stabilirlo.
Se questa recensione ti è piaciuta, se ti è venuta voglia di leggere il libro, sarebbe meglio tu lo facessi da una qualsiasi libreria fisica o biblioteca. Ma se proprio non puoi o se abitualmente acquisti libri o Kindle da Amazon, puoi farlo da questo link qui:
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Infine, qui un estratto del libro:
