Nella vita ho imparato che, quando una persona descrive se stessa, quasi mai fa un ritratto veritiero, nel bene come
nel male. Perciò mi limiterò a fare una lista in ordine sparso e sicuramente incompleta di cose che mi piacciono:
gatti (soprattutto il mio, Volo Pindarico), volpi, lupi, pipistrelli, felini in generale, anzi, animali in generale, biciclette,
leggere libri, librerie, vedere come gli studenti hanno sistemato le loro camere, lavanda, alcolici, renault4, film, da poco
le serie tv, esplorare, dormire, viaggiare, le scodelle, le streghe, Cleopatra, Corto Maltese, i fumetti, gli specchi, il
cioccolato fondente, i pompelmi (meglio se rosa), Catwoman, Poison Ivy, la street photography, le dive, i vampiri, la
famiglia Addams, Murakami, Hap e Leonard, Qiu Xialong, Amélie Nothomb, Guy Delisle, Francois Bourgeon, Xavier
Dolan, Ken Loach,The Royal Tenenbaums, i fiori, i cactus, le piante di limone, le piante carnivore, i pirati, le vecchie
cassettiere, le mappe geografiche, i cuscini, i cieli stellati lontano dalle città, l’odore della neve che si sente nell’aria
prima che nevichi, gli occhi da gatta fatti con l’eye liner (che non so fare), i capelli tinti di colori assurdi, la storia di
genere, il moscow mule, les moules frites, le croque monsieur, il prosciutto crudo affettato molto sottile, la mocetta (un
affettato valdostano), il pesto fatto in casa, l’odore del basilico, l’avocado, Rio de Janeiro, i bungalow in campeggio,
fare campeggio libero, le belle immagini, i vestiti delle dame del medioevo, i vestiti a stampa zebrata, i calzini animalier,
le cose a righe, la riga che hanno gli avambracci, le ancore, la cena dei pescatori della normandia (sardine alla griglia
su pane imburrato), i fenicotteri, il dolce al cioccolato col cuore cremoso, le zucchine, la mia nonna, l’eleganza
minimalista delle ricche donne giapponesi, parlare spagnolo, il pane ai semi di lino della Lidl, il suono della lettera C
(senza h), posare per un bravo fotografo, recitare, il vin brulé quando ho la febbre le pesche con lo zucchero e vino
bianco, sentir parlare in piemontese, l’accento romagnolo, lo smalto nero o rosso scuro, le stanze luminose, le finestre
ampie e in orizzontale (che offrono il paesaggio come se fosse un quadro) (in particolare in cucina, di fronte al piano di
lavoro), studiare in cucina, le polaroid, le foto analogiche, le foto di backstage, le chiacchiere di notte al buio, il fomento
delle manifestazioni e quello dei concerti, i vasi, Marsoupilami, la doccia appena sveglia e poi la colazione salata
(insomma prendermela comoda al mattino), il caffè, le tisane, il reparto cartoleria ovunque (supermercati, nei negozi
cinesi…), i tatuaggi (ma solo sugli altri), l’attitude delle dive francesi, le terrazze ampissime, ballare (ma solo
liberamente, odio essere guidata), le cose che brillano, le teste rasate, i cani neri, i cavalli, le “sessioni beauty farm”
completamente casalinghe con le amiche, mangiare cose che non conosco, mettermi nei panni di altre persone,
andare in moto (ma stando dietro! Non le so guidare), (vabbè, claro, fare sesso), travestirmi, farmi truccare, camminare
senza meta a Roma (capita sempre più di rado), rivedere gli amici e sentire che nulla è cambiato, anche dopo tanto
tempo, dormire fuori casa, le ciliegie, le castagne, i ricordi, i testi delle canzoni de “Le luci della centrale elettrica”, quel
particolare modo di tirarmi su il morale di un mio amico/fratello, che mi fa cantare a squarciagola le canzoni degli 883
insieme a lui mentre guida, e poi si ferma lungo qualche strada che si inerpica in alto, verso le montagne, alziamo
tantissimo il volume della musica e balliamo incuranti delle lucette delle città, sotto di noi.
(Avete notato? Tanti cibi e neanche uno sport)
Foto di Annalisa Gaeta





