Mi strazia sempre un po’ vedere i paesini che muoiono. Forse per questo mi piace vivere in città. Le città accolgono i giovani, le province se ne svuotano, invecchiano.
Non sono una nostalgica del passato, sentimento che anzi mi provoca un po’ di orrore. Insomma, la vita una volta era estremamente dura, si viveva meno a lungo e peggio, la morale era una legge severa che schiacciava gli essero umani, gli orizzonti meno ampi, nascere in un posto poteva, effettivamente, corrispondere alla condanna a viverci per l’eternità. Eppure, da sempre, le cose che finiscono mi gonfiano di tristezza.
Il libro di Dorte Hansen, “Tornare a casa” parla un po’ di questo. Un po’ di segreti familiari, un po’ di persone che cercano il proprio posto e a volte, per trovarlo, devono tornare dove tutto ha avuto inizio.
Siccome anche io sono tornata a casa in questi giorni, ecco la mia personale collezione di “tracce del mondo che fu”: l’armadio (del quale vi ho già parlato), il liquore che fa mia mamma con le ciliegie selvatiche e che è la cura per tutti i mali (hai freddo? Mal di gola? Mangiato troppo?), il tatà, il gioco tipico dei bambini valdostani.
Ormai a Brinkerbüll non erano rimasti molti vecchi che sapevano ancora i nomi delle stradine di campagna e degli stagni di una volta. Sniedewisch e Achter’s Heck e Kattenkuhl. Vecchi che avevano fatto il bagno nel canale del mulino e poi si erano seduti con i capelli bagnati sotto all’ippocastano. Allora si cantava, ti ricordi? Non c’è paese più bello. Che sapevano mungere a mano e si ricordavano di Hanni Hau, il macellaio in bicicletta, con gli stivali bianchi di gomma e l’ascia sul portapacchi. I vecchi di Brinkerbüll si conoscevano da sempre. Nel corso dei decenni diventavano come fratelli e sorelle.
[…]
Il tempo dei contadini giungeva al termine. Avevano spento il fuoco, tolto le tende e abbandonato gli ultimi residenti. Bambi Bahnsen e gli altri tre o quattro che erano sopravvissuti alla grande trebbiatura. Homo ruralis. Quasi estinto.
Le ere cominciano e finiscono, niente di trascendentale. Per uno del mestiere* era sorprendente averci messo così tanto a capirlo.
* il protagonista è docente universitario di paleontologia
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